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L'insegnamento di Morse - Iocap - People Empower Business
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Iocap - People Empower Business / Spunti e Riflessioni  / L’insegnamento di Morse

L’insegnamento di Morse

Quando si dice che non è mai troppo tardi. Per cambiare vita, per cambiare città, per cambiare lavoro, per fondare un’azienda e perché no, per provare a cambiare il mondo. Nella storia imprenditoriale ci sono molti casi di successo che sono arrivati in età matura. John Pemberton inventò la Coca-Cola a 55 anni, Ray Kroc ne aveva 53 quando fondò il primo MacDonald’s. E nella storia più recente erano 35enni i fondatori di WhatsApp, Wikipedia e Pandora. Non è l’età che fa la differenza.E c’è una storia che lo conferma e che merita un’attenzione particolare. Riguarda Samuel Morse, che è passato alla storia per aver inventato il telegrafo e il suo alfabeto nel 1838.

I suoi primi 40 anni sono stati sorprendentemente diversi da quanto ci si potrebbe aspettare. Perché Morse non era un ingegnere, uno scienziato, un ricercatore ma un pittore, un ottimo pittore del suo tempo, specializzato in ritratti di uomini politici. A lui si rivolsero il secondo presidente degli Stati Uniti, John Adams e il valoroso generale francese Lafayette. Ritratti che per essere realizzati richiedevano spostamenti in posti lontani e lunghi tempi per percorrere le distanze. Erano gli anni in cui l’unico modo per comunicare era attraverso la classica corrispondenza epistolare, lenta, lentissima. E’ proprio durante uno di questi spostamenti che arriva a Morse la notizia della morte della sua amatissima moglie.

Lui non ha saputo della sua malattia e non ha potuto nemmeno salutarla per l’ultima volta, perché era lontano e non erano riusciti a raggiungerlo in tempo. Morse, sconvolto dal dolore, inizia a pensare a come risolvere il problema delle comunicazioni a distanza. Interessante come un artista, senza nessuna base tecnica, voglia risolvere un problema enorme e trasformare il modo di comunicare a distanza. Ovviamente il pensiero non basta e la scintilla non scocca subito, ha bisogno di tempo di incubazione e di ispirazione. E durante uno dei suoi viaggi in nave tra la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, in una conversazione, apprende della scoperta che permette di inviare l’elettricità tramite un cavo per lunghe distanze in tempi quasi istantanei. Ecco la prima scintilla. Con l’aiuto di un ingegnere tedesco e 2 inglesi inizia a sperimentare per 4 anni fino a quando costruisce il primo prototipo di telegrafo. Oggi che abbiamo l’abitudine di classificare ogni cosa la chiameremmo “cross contamination” e “learning by doing” ma in realtà è sempre stata nella natura confrontarsi e sperimentare.

Il primo prototipo  conquista subito l’interesse di Alfred Vail, figlio di un imprenditore del settore della lavorazione del ferro, che gli offre la possibilità di investire nel progetto e costruire il primo modello di telegrafo su scala, in cambio di una partnership. Ma questa partnership non basta, servono molti finanziamenti. Nel 1838 il Congresso degli Stati Uniti d’America rifiuta di finanziare la realizzazione della prima linea telegrafica. Ma Morse non demorde e presenta il progetto anche ai governi di Gran Bretagna e Francia ottenendo però il medesimo rifiuto. E allora ci prova da solo, preparando nel 1843 una dimostrazione collegando con un cavo sottomarino lungo 3,2 chilometri l’isola Governors Island alla Battery di Manhattan. Ma la sfortuna vuole che il passaggio di una nave tranci il cavo metallico. Sembra il racconto di un fallimento e di un sogno infranto.

Quando tutto sembra finito ecco l’inattesa risposta e la svolta determinante. Perché malgrado l’insuccesso, l’idea conquista l’attenzione dei giornali locali e, nello stesso anno, il Congresso concede finalmente a Morse un finanziamento di 30 mila dollari per testare il telegrafo. La prima linea telegrafica collega Washington a Baltimora ed è inaugurata nella primavera del 1844. Da questo momento in poi il telegrafo si diffonde rapidamente su tutto il territorio americano e Samuel Morse conquista fama e celebrità su scala mondiale.

Creativo, viaggiatore, osservatore curioso e capace di fare domande, ossessionato da un problema da risolvere, determinato e ostinato, capace di aggregare le persone e le competenze giuste. Mescolate bene questi ingredienti e otterrete il perfetto profilo dell’innovatore, di quelle persone che, indipendentemente dal successo e dalla popolarità, sanno contribuire attivamente al cambiamento del mondo. E forse questo è il secondo insegnamento che Morse ci lascia oltre il suo alfabeto.

Chino Mozzon

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